Samantha Meloni, educatrice in Germania: “Ho lasciato per sempre l’Italia a 40 anni per la mia stabilità economica ed emotiva!”

Samantha realizza uno dei suoi sogni facendo l’esperienza di paracadutismo in Puglia, Agosto 2019

Ben ritrovati cari amici. 🙂

Nell’articolo precedente vi avevo parlato dell’esperienza di Marco Dianda come educatore di asilo nido in Toscana. Oggi, invece, vi racconterò la storia di Samantha Meloni che, per molti anni, ha lavorato come educatrice in Puglia e attualmente è assunta a tempo indeterminato come educatrice in Germania, in un paesino vicino Monaco di Baviera.

Quella di Samantha è una storia di coraggio. Una storia di profondo amore per la vita, per sé stessa e per il proprio lavoro. Ma anche una storia di determinazione, tenacia, forza e un immenso spirito di avventura.

Samantha Meloni, classe 1977, 43 anni, originaria della provincia di Brindisi. Solare, aperta, estroversa, avventurosa, cresce in un paesino vicino Lecce in una famiglia che crede fortemente nei valori dell’onestà e della giustizia, trainata dal papà carabiniere e dalla mamma casalinga. Trascorre infanzia e giovinezza circondata dalla sua famiglia e da tanti amici in questa terra meravigliosa che è la Puglia per, poi, essere costretta ad abbandonarla a causa dell’assenza di un lavoro dignitosamente retribuito.

Laurea in scienze dell’educazione vecchio ordinamento, 2005

Samantha si laurea in scienze dell’educazione (quadriennale vecchio ordinamento) nell’ormai lontano 2005 per, poi, conseguire un master in criminologia e grafologia applicata nel 2009. Grazie alla sua curiosità, energia positiva e capacità di mettersi in gioco, non smetterà mai di lavorare e, contemporaneamente, formarsi. Infatti, nello stesso anno frequenta un corso di formazione della durata di sei mesi denominato “operatore nel sostegno e per l’integrazione degli alunni disabili videolesi e audiolesi e con pluridisabilità associate”. Negli anni -a seconda delle possibilità lavorative del momento- lavora come educatrice, barista, baby sitter fino a ricoprire il ruolo di coordinatrice presso un asilo a Lecce senza, però, intravedere la possibilità di un’indipendenza economica.

Frequenta il corso online “interpretazione del disegno infantile” seguito da un corso di specializzazione sul metodo Montessori rivolto ad educatori della prima infanzia. Nel 2013 -all’età di 36 anni- parte la prima volta per Rastatt, in Germania, accompagnata da un’agenzia che si dimostrerà non essere seria e all’altezza delle aspettative. Torna in Italia dopo un anno per motivi personali. Ma il sogno Tedesco non l’abbandona: si era trovata bene nel contesto asilo in Germania, aveva apprezzato sia il sistema che lo stile di vita. Da luglio 2017 a febbraio 2018 lancia una nuova sfida a sé stessa immergendosi nello studio del tedesco, grazie al quale riuscirà ad ottenere un ottimo lavoro in un asilo vicino Monaco di Baviera. Questa opportunità sarà per lei la chiave di svolta per l’inizio di una nuova vita a 41 anni.

Grazie Samantha per essere qui con noi oggi. La tua è una storia di coraggio e determinazione. Penso che possa essere un esempio per molte ragazze/donne che dopo i 30 anni fanno più fatica, per via di tante paure, a dare una direzione alla loro vita nonostante non siano felici nel posto in cui sono.

  • In Puglia, quando non avevi altra scelta, hai fatto quasi qualsiasi tipo di lavoro: baby sitter, donna delle pulizie, barista. Ma, soprattutto, hai avuto svariate esperienze sia come educatrice che come coordinatrice di una struttura. Nonostante le tante esperienze, però, all’età di 36 anni non eri riuscita ad essere economicamente completamente indipendente né ad avere del tempo libero per te stessa. Quando è nata la decisione di cercare la soluzione in altre terre, lontano dalla tua amata Puglia?

Sì, in Puglia ho fatto quasi qualsiasi tipo di lavoro, mi adattavo. Come siamo abituati a fare noi Italiani, e noi del Sud specialmente. Quando non ho avuto la possibilità di svolgere il mestiere per il quale avevo studiato, facevo quello che trovavo perché l’importante era guadagnare qualcosa e contribuire alle spese di casa.

Nel 2016, poi, ho ricoperto il ruolo di coordinatrice di una struttura perché alla titolare dell’asilo mancavano i titoli e, nonostante la busta paga fosse già misera non superando i 700 euro al mese, venivo pagata solo 100 euro al mese in realtà. Ad un certo punto mi sono licenziata e, insieme alla coordinatrice del pomeriggio, ho richiesto un decreto ingiuntivo; siamo state all’ispettorato del lavoro per denunciare il fatto che ci fossimo licenziate e che, quindi, la titolare non avrebbe avuto i titoli per continuare ma -di fatto- dopo, nulla è successo. Non sentendomi realizzata come professionista nel 2013, all’età di 37 anni, ho lasciata l’Italia per la Germania per la prima volta.

È così…arriva un momento in cui senti che devi dare una svolta alla tua vita, devi darle una direzione. Questo momento per me è arrivato nel 2013. Navigando in rete, avevo trovato un’agenzia che mi ha aiutato a trovare un lavoro presso un asilo in Germania. Ne avevo davvero bisogno in quel momento, e mi sono lanciata. Per motivi personali, poi, sono dovuta tornare in Italia dopo un anno. E lì mi è stata chiesta una grande somma di denaro. Questa agenzia, in pratica, applicava una sorta di penale per chi lasciava il posto di lavoro prima di un tot di tempo. Ad alcune persone sono riusciti addirittura a prelevare i soldi direttamente dal conto bancario. Bisogna stare attenti e avere sempre gli occhi aperti perché c’è sempre gente pronta a lucrare sulla disperazione altrui.

  • Nel 2018 sei partita definitivamente grazie ad un’agenzia che ha sede a Roma: Joblaborum. Come ti sei trovata con questa agenzia? Qual è l’iter (selezioni-corso di lingua-arrivo) che hai seguito con loro prima di arrivare in Germania? Ti sei sentita accompagnata in questo percorso fino in fondo?

Una volta che vai all’Estero, vedi come funzionano le cose fuori dal nostro Paese quando, poi, torni nella speranza di poter avere un lavoro decente anche grazie alle esperienze fatte fuori, ti rendi solo conto che all’Italia le tue esperienze non importano. Non frega niente a nessuno. Così, dopo la prima esperienza in Germania nel 2014 sono tornata a Lecce -e mi sono ritrovata a fare un po’ di tutto per mantenermi- fino al 2018, anno in cui ho deciso di partire definitivamente. Ho conosciuto Joblaborum tramite internet e, nonostante le paure dovute alla mia esperienza con l’altra agenzia, questa si è dimostrata essere seria e professionale dall’iter di selezione sino all’arrivo in Germania. Dopo essere stata selezionata, ho iniziato immediatamente il corso di tedesco con due brave insegnanti che ci hanno trasmesso l’amore per questa lingua. Una di queste non lavora più li adesso.

Tutte le aziende con cui collabora Joblaborum sono iscritte al programma Your first Eures Job , un programma della commissione Europea gestito dal Ministero del lavoro Italiano. Questo programma supporta la mobilità di giovani dai 18 ai 36 anni con una serie di misure che prevedono: il rimborso parziale delle spese relative alla formazione linguistica previa partenza, un contributo per il trasferimento all’Estero e un contributo per la traduzione dei documenti.

A YfEj si è aggiunto il nuovo programma Reactivate con caratteristiche analoghe, rivolto ai candidati/e maggiori di 36 anni. Inoltre, YfEj/Reactivate controllano l’affidabilità delle aziende e la conformità dei contratti offerti alle normative vigenti nei rispettivi Paesi, garantendo al candidato un monitoraggio permanente dell’iter, dalla selezione all’assunzione, e contratti di lavoro senza vincolo di permanenza o penali.

Dopo il superamento dell’esame B2 di lingua tedesca, sono potuta partire per lavorare in questo asilo in Baviera. All’epoca l’azienda tedesca metteva a disposizione un appartamento per gli educatori i primi mesi, che adesso non c’è più ma ti accompagnano comunque per aiutarti a trovare casa. Ci tengo a sottolineare che Joblaborum -al momento- è l’unica agenzia seria che recluta educatori in Italia per la Germania.. Fosse per me, farei venire tutti gli educatori Italiani in Germania…talmente mi sento serena e realizzata come professionista. Finalmente.

  • Come funziona per il riconoscimento del titolo di educatore in Germania?

La professione dell’educatore in Germania è una professione regolamentata. Nel caso specifico di Jobalborum, si occupano loro del riconoscimento.

Per partecipare alle selezioni è necessario essere in possesso di uno dei seguenti titoli di studio:

  • Laurea in Scienze dell’Educazione e della
    Formazione (L-19)
  • Laurea in Scienze della Formazione
    primaria (LM85bis)
  • Educatore Professionale di Comunità
  • Insegnante di Scuola dell’Infanzia

In generale -invece- ogni dipartimento ha le sue regole a riguardo. In Baviera passa circa un anno dal momento in cui inizi a lavorare come Assistente all’infanzia ovvero Kinderpflegerin fino al riconoscimento del tuo titolo che ti permette, poi, di lavorare come Educatore ovvero Erzieherin. Lo stipendio come assistente all’infanzia è di circa 1800 euro netti mentre quello di educatore è di circa 2000 euro netti.

[ L’ufficio di competenza ove presentare la domanda di riconoscimento di un titolo straniero per lavorare in Baviera è questo: http://www.las-bayern.de/ ]

  • Tu hai lavorato sia in Italia che in Germania come educatrice. Quali sono le differenze sostanziali riguardanti il modus operandi, i livelli di stress sperimentati, il rapporto con l’utenza, il salario e le prospettive di carriera nelle due Nazioni?

In Italia lavoravo molte ore con contratti e stipendi ridicoli; in Germania un educatore guadagna più o meno 2000 euro netti lavorando 40h settimanali e può usufruire di tutti i suoi diritti senza avere l’ansia che non gli vengano riconosciuti. Sicuramente, c’è più possibilità di avanzare a livello di carriera rispetto all’Italia in cui, magari, ti fanno anche il contratto di coordinatrice ma poi ti danno un salario di 100 euro al mese. C-E-N-T-O.

Pochi mesi fa, dopo due anni che lavoro nello stesso asilo, la direttrice mi ha chiesto se fossi interessata al ruolo Leiterin (direttrice di asilo nido) in futuro, che al momento non potrei ricoprire perché c’è bisogno di una conoscenza più approfondita della lingua. Ad ogni modo, preferisco stare con i bambini, lavorare direttamente con loro. Però, ecco, è bello sapere di avere questa possibilità!

Riguardo al modus operandi e ai livelli di stress….beh, sicuramente il fattore linguistico influisce molto sullo stress. Lavorare con una lingua che non è la tua…comunicare, esprimerti, comprendere i bambini, le colleghe, i genitori: è faticoso. Fattibile, certo, ma faticoso. E, dunque, fonte di stress in qualche modo. Lingua, salario e condizioni contrattuali a parte, si lavora più o meno come si lavora in Italia. Il rapporto dovrebbe essere di 1 educatore ogni 6 bambini ma -dato che in Germania mancano gli educatori- mi è capitato anche di restare sola anche con qualche bimbo in più. Se non avessi avuto esperienze pregresse, soprattutto inizialmente, magari non ce l’avrei fatta. Il rapporto con l’utenza ovvero con i bambini e con i genitori è un po’ diverso rispetto all’Italia perché noi siamo molto più apprensivi rispetto a loro. A partire proprio dalle piccole cose.

I genitori sono molto meno ansiosi, e questo influisce sicuramente positivamente sui livelli di stress percepiti dall’educatore.

  • Torneresti a vivere in Italia? Perché?

Assolutamente no. Io qui ho una sicurezza, un lavoro stabile che mi piace, una prospettiva di vita. Ho messo da parte dei soldi in questi due anni. Riesco a viaggiare e a togliermi quegli sfizi che non sono mai riuscita a togliermi in Italia. Se, per esempio, non mi trovassi più bene nell’asilo in cui sono ora potrei trovare un altro lavoro in pochissimo tempo. C’è talmente tanto bisogno di educatori che basta davvero farsi un giro…il lavoro c’è. L’Italia, invece, è un rischio che non vale più la pena correre. Ci ho ho già riprovato, e a 43 anni sto bene dove sto.

  • Dove si può lavorare in Germania con la laurea in scienze dell’educazione L-19?

In Germania con il titolo L-19 in scienze dell’educazione si può lavorare tranquillamente con bambini della fascia 0-6 anni. Quindi, io posso lavorare sia all’asilo nido (kinderkrippe) che alla scuola materna (kindergarten). Non mi sono mai interessata ad altri tipi di utenza; quindi non so dirti con certezza se è possibile lavorare anche in strutture con persone con disabilità, ad esempio, ma credo di sì. Per conoscere meglio il sistema scolastico tedesco, invece, clicca qui.

  • Sei riuscita a socializzare, a crearti delle nuove amicizie nel luogo dove vivi ora?

Assolutamente sì. Ho amici italiani che incontro piacevolmente nel weekend. I tedeschi sono aperti, non è questo…ma dopo aver lavorato una settimana restando sempre sul pezzo e parlando una lingua che non è la nostra, è anche normale uscire con i propri connazionali per potersi esprimersi più liberamente.

  • È difficile trovare una casa in affitto in Germania? Quali sono i costi di un monolocale/bilocale? Quale il costo della vita in generale?

Dipende dalla zona, ovviamente. La ricerca di una casa non è difficilissima ma neppure immediata come cosa. Un monolocale lo puoi trovare vicino Monaco sui 700/800 euro e, considerato il mio salario, ci vivo bene. Non vivo più con l’ossessione di fare i conti per ogni cosa. Per esempio, lo scorso agosto sono riuscita a realizzare uno dei miei sogni facendo esperienza di paracadutismo che, se avessi continuato a lavorare in Italia, mi sarebbe stata difficilmente accessibile a livello economico.

  • Il clima in Baviera è sicuramente assai diverso dal clima che caratterizza la Puglia. Ti sei abituata facilmente a vivere in un clima cosi diverso?

Non è poi cosi diverso rispetto all’Italia. Voglio dire…ci sono molte, moltissime giornate di sole. Ma a me piace anche il mal tempo. Quindi, non mi sono mai posta il problema. In ogni caso, sicuramente bisogna sapersi adattare al nuovo clima. E sapersi adattare in generale.

  • Tra le tue passioni ci sono il viaggio e le persone, proprio come me. Hai sempre potuto viaggiare nella vita o hai iniziato a farlo ad un certo punto?

Sì. Ho sempre sognato di viaggiare, fare esperienze nuove, ma ho potuto iniziare a viaggiare e a togliermi qualche sfizio solo quando sono arrivata qui in Germania. Non devo farmi mille problemi quando devo chiedere le ferie, ho una paga regolare e adeguata alle mie responsabilità: cose che dovrebbero essere normali ma che in Italia, purtroppo, non lo sono. Qui mancano gli educatori perché la formazione di un educatore -quindi l’ausbildung– è più lunga e peggio retribuita rispetto a tanti altri mestieri in Germania. Chissà come reagirebbero se venissero in Italia e vedessero per quale salario e quali condizioni contrattuali sono costretti a lavorare gli educatori tramite le cooperative sociali nel nostro Paese.

  • In Germania riesci a vedere il futuro che non riuscivi più a vedere in Italia? Si riescono a mettere dei soldi da parte?

Assolutamente sì. Io qui sto bene, sono serena. Non penso ancora alla pensione ma non vivo nell’ansia di non vederla un giorno. Riesco a vivere senza contare il centesimo, realizzo qualche sogno pian piano, e metto qualcosina da parte.

È più difficile qui -rispetto all’Italia- comprare casa perché, comunque, i prezzi sono abbastanza proibitivi sotto questo punto di vista. Ma avere una casa di proprietà non è una mia priorità al momento.

  • Qual è lo spirito adatto, secondo te, che una persona dovrebbe assumere nel momento in cui decide di trasferirsi in un Paese come la Germania? Cosa piace e cosa non piace ai Tedeschi degli Italiani?

Io dico che ci vuole tanto coraggio ma soprattutto tanta volontà e determinazione. Ma anche apertura verso l’altro, non giudizio e spirito di avventura. I Tedeschi non amano quando parliamo ad alta voce nei mezzi pubblici, nei supermercati, in strada. Quando facciamo le cose velocemente o siamo casinisti, insomma. Riconoscono la nostra simpatia, cordialità e voglia di lavorare come un valore aggiunto. Ci apprezzano sicuramente quando ci sforziamo di parlare la loro lingua che sanno essere difficile per noi Italiani.

  • Tu sei lì da due anni ma non parli ancora perfettamente la lingua, logicamente. Ti sei mai sentita giudicata male per questo dai tuoi colleghi?

No, anzi, apprezzano i miei sforzi. Se -ad esempio- non mi viene una parola in tedesco e mi esprimo in inglese sono molto comprensivi. Sanno che sono italiana e che sto facendo un grande sforzo per imparare bene la loro lingua.

  • Come sono visti gli educatori maschi in Germania? C’è discriminazione rispetto alle educatrici femmine?

Da quel che so, posso dirti che sono molto richiesti e ben visti anche se -purtroppo- non ce ne sono molti. Ma se ci fossero sarebbero trattati con rispetto e accolti con entusiasmo in quanto la Germania è assolutamente aperta sotto questo punto di vista! Amo il mio lavoro e vorrei che tutti gli educatori potessero sentirsi appagati e soddisfatti professionalmente come mi sento io qui in Germania. Ai miei colleghi Italiani dico: “Se state male in Italia e non volete rinunciare a fare questo lavoro, non abbiate paura di imparare il tedesco e di cambiare vita. Tutto si può fare, anche dopo i 30 anni, con un po’ di coraggio e tanta buona volontà!”

Non sei mai stato bambino se non sei saltato a piedi pari dentro una pozzanghera, svegliando le fate che dormivano e facendole saltare in mille gocce di luce fino al cielo.
(Fabrizio Caramagna)

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