Non c’è bisogno di Sentire per Abbracciare il Mondo!

Chiara Bucello, Siciliana, 27 anni

Chiara Bucello, 27 anni, è nata e cresciuta in Sicilia. Sorda dalla nascita, affetta da ipoacusia neurosensoriale neurovegetativa, è stata protesizzata dal primo anno di vita e -sin dai primissimi anni di vita- ha fatto logopedia e musicoterapia e da appena due anni ha l’impianto cocleare. Nonostante non sia mai stata affiancata dall’insegnante di sostegno, si è diplomata e laureata in graphic design, conseguendo la laurea magistrale in grafica editoriale.

“Per me parlare della mia sordità è stato come rinascere. Condividere i miei disagi, le mie paure, le mie ansie, mi ha salvata. Solo parlandone, infatti, mi sono aperta definitivamente al mondo. Ho tante passioni. Mi definisco una ragazza assetata  di vita. Amo viaggiare e scoprire nuovi luoghi. Mi piace l’arte, il buon cibo, adoro la montagna tutto l’anno”, dice Chiara.

  • Ciao Chiara. Ad oggi, sono ancora poche persone conoscono la lingua italiana dei segni (LIS). Quali sono gli strumenti che utilizzi maggiormente per comunicare? Tu riesci a capire i labiali?

Io non comunico con la LIS, non l’ho mai imparata. Ho iniziato la logopedia sin da piccola perché i miei genitori hanno subito puntato sull’oralità: imparare la LIS poteva significare, in qualche modo, chiudermi al resto del mondo mentre io ho sempre voluto stare con le persone lanciandomi nel mondo dei “non-sordi”. Ciò non deve essere visto come rifiuto del “mondo dei sordi” di cui, comunque, farò sempre parte ma come una mia voluta apertura verso il mondo esterno in cui io -da sorda- vivo, e con cui mi confronto quotidianamente. Quindi, ho sempre usato il vocale: sono oralista, comunico verbalmente con le persone. E comprendo il labiale.

  • Come comunichi con i sordi che comunicano solo tramite LIS?

Quelli che ho conosciuto finora usano la LIS muovendo il labiale e comprendono anch’essi il labiale. Quindi, riusciamo comunque a comunicare anche se io non uso la LIS.

  • Nonostante la tua disabilità, non ti sei mai preclusa nulla nella vita: hai studiato, viaggiato, lavori e sei una donna solare, attiva e piena di energia. Sei cresciuta in una famiglia e/o in un contesto socio-culturale che ti ha sempre supportato oppure tutta questa forza viene soprattutto da dentro?

Io ho dovuto affrontare la sordità. Ci sarà qualcun altro che ha dovuto affrontare situazioni familiari difficili o che ha già sperimentato la perdita dei propri cari. Mi sento grata alla vita perché ho una bellissima famiglia alle spalle, e una grande mamma. Poi, si, sono fortunata perché -da sempre- ho dentro una forza e una carica vitale che mi spingono verso l’esterno.

  • Sei mai stata vittima di bullismo? Se si, come hai reagito? E come hai superato queste brutte esperienze?           

No, ma chiamiamola pure fortuna. Sono sempre capitata in classi di bambini (sia alle elementari che alle medie e al liceo) che non mi hanno mai presa in giro per la mia sordità ma per cose molto più comuni come una maglietta -per loro- ridicola o per il fatto che ero un po’ di sovrappeso.

  • Che cos’è per te la felicità?

Semplicemente….Vivere!

  • Secondo te, l’attuale società, le persone in generale cosa dovrebbero o potrebbero fare per migliorare la qualità della vita delle persone con sordità?

Sono soprattutto i giovani ad alzare i muri con i coetanei “diversi”. Gli studenti udenti dovrebbero capire che i coetanei sordi sono persone come loro. Persone con le stesse passioni, con la stessa voglia di vivere, di divertirsi, di conoscere altri coetanei, di comunicare. Siamo uguali per cosi tante cose, indipendentemente dal fatto che abbiamo una disabilità come può essere, appunto, la sordità. Un deficit uditivo non deve più essere un motivo di esclusione perché, oramai, la sordità è superabile. I sordi possono interagire, chiacchierare e scherzare con tutti usando la lingua di tutti.

  • Tu non hai mai avuto l’insegnante di sostegno. Le tue insegnanti hanno sempre usato la LIS oppure si sono servite di altre strategie?

Comunicavano verbalmente. Ma mi mettevo tra i primi banchi per vedere il labiale con facilità.

  • Come hai detto spesso anche tu, la sordità è una disabilità invisibile. In che modo le persone che non sanno che sei sorda, potrebbero intuirlo e comunicare direttamente in forma scritta?

Le persone, generalmente, intuiscono che io sono sorda. La diversità la sento nella frenesia della vita quotidiana quando chiedo un caffè al bar o vado in farmacia o quando salgo sull’autobus e cerco di parlare con la gente. Capita che la gente si giri dall’altra parte con un’espressione a punto interrogativo. Mi sento diversa quando una persona non mi conosce, io devo chiedere un’informazione e questa non comprende quello che dico e, magari, nemmeno si sforza. Non mi succede sempre per fortuna. Dipende. Non so se sia solo il livello di attenzione che poniamo all’altro di fronte a noi o se siamo solo così immersi nei nostri problemi che non lasciamo spazio di esistere alla diversità. Specialmente, poi, se questa si presenta improvvisamente dinanzi a noi. La cosa che mi pesa di più è la differenza che mi fanno sentire gli altri. Questa “differenza” che non dovrebbe esserci.

  • Tu hai tante passioni tra le quali l’arte, il buon cibo, i viaggi. Hai mai incontrato particolari difficoltà viaggiando? Se si, quali? E cosa suggerisci a chi vive la tua stessa condizione per fargli fronte?

Ho avuto spesso particolari difficoltà all’aeroporto quando l’altoparlante fa delle comunicazioni urgenti, dà delle informazioni, io non sento e, quindi, non so cosa dicano se mi trovo in uno spazio distante dall’imbarco. Bisogna tener presente che gli aeroporti sono enormi; nessuno ci pensa ma dovrebbero mettere la video scrittura (i sottotitoli) in tutti i locali degli aeroporti e delle stazioni. Basterebbe poco a fare la differenza, e non far sentire me “diversa”!

  • Quali sono stati e quali sono gli svantaggi di vivere nella società attuale vivendo con una neurodiversità?

Gli svantaggi sono tanti, purtroppo, ma io non mi scoraggio e cerco di superarli e compensarli in tutti modi possibili. Mi rendo conto che è difficile spiegare a parole il mio mondo…Vi do una mano: provate a stare un giorno intero con dei tappi nelle orecchie facendo normalmente quello che fate tutti giorni: uscire, andare a lavorare, fare la spesa, guidare la macchina e stare in mezzo alla gente che è sempre troppo presa da diecimila cose. E,  poi, ditemi come vi sentite.

  • Quanto la logopedia e la musicoterapia hanno influito nel tuo percorso, nei tuoi successi?

Sono stati entrambi percorsi fondamentali per la mia serenità e i miei successi anche professionali!

  • C’è un messaggio che vorresti mandare?

Il mio messaggio è : “Apritevi ad ogni forma di diversità perché siamo tutti diversi. Ognuno di noi è un essere unico, ed è proprio questa la magia della vita! ”

Vivi la vita con ironia e spensieratezza, perché queste abbatteranno i pregiudizi e salveranno il mondo!

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